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“Tutto nacque per Marchisio. E su Szczesny…”
Bonucci torna sull’ addio alla Juve e il rapporto con Allegri
Sta facendo molto discutere l’ intervista che Leonardo Bonucci ha rilasciato a Luca Toni per Prime Video.
L’ ex difensore bianconero ha parlato della sua carriera, ma l’ argomento che ovviamente ha sollevato un polverone è stato il suo primo addio alla Juventus, quando andò al Milan e in particolare il suo rapporto con Massimiliano Allegri.
la battuta infelice
Bonucci narra tutto dall’ inizio:
“Dopo Conte Allegri era l’ uomo giusto perché era un gestore.
Conte è un martello e devi rispettare i suoi dettami in campo, Allegri sa gestire il gruppo e in campo lasciava fare a noi.
A inizio stagione un suo collaboratore di cui non dico il nome mi dice a battuta che quando con il Milan ci incontravano preparavano la partita su di me perché convinti che prima o poi sbagliavo. Ok, era una battuta ma bene non ci rimani.
Da lì volli dimostrare che si sbagliavano e alla fine con Allegri sia nel primo che nel secondo mandato sono stato uno dei giocatori che ha giocato di più”.
Quel giorno con il Palermo
Ormai sappiamo che il rapporto si incrinò in occasione di Juventus – Palermo del 17 Febbraio 2017 :
“Marchisio rientra dal crociato e al 60′ era morto, gli faccio: “Claudio fatti cambiare”. Lui non voleva, io faccio segno ad Allegri: “cambia l’8 perché è morto.
Dopo 5 minuti cambia Sturaro con Rincon (in realtà Sturaro fu sostituito da Cuadrado al 70′, Rincon sostituì proprio Marchisio 5′ dopo, ndr) e io gli faccio gesti e lui mi mandò a fan…o. “Pensa a fare il giocatore, sei un cogl…e”, una roba del genere. A fine partita rientro, mi trovo Landucci (il vice di Allegri, ndr) che prova a fermarmi: io l’ho sbattuto contro la porta e sono entrato di corsa nello spogliatoio. Ci siamo attaccati finché non ci hanno diviso. Poi sono andato da lui a dirgli: “non hai capito cosa volevo dire”. Si è riscaldato di nuovo col veleno che aveva e mi hanno riportato fuori e lì è finita”.
Lo sgabello di Oporto
Dopo le cose non si appianarono e Bonucci non fu convocato per punizione per la partita di Champions a Oporto dove seguì la gara in tribuna sul famoso sgabello, cosa su cui tanti ricamarono sopra:
“Lui mi voleva fuori rosa, poi mediazione della dirigenza, di Claudio, di Gigi (Chiellini e Buffon, ndr) . Lo sgabello? È una ca…a, è colpa mia perché non volevo restare seduto e così mi potevo muovere. Lo sgabello l’ho preso io dentro la lounge e lì ho fatto la frittata”.
Cardiff
La crisi del rapporto con Allegri è insanabile ormai:
“Nel tentativo di mediazione mi dicono che sono importante e che il mister è in scadenza, ma prima della finale rinnovano il contratto ad Allegri. Per carità era anche giusto. Poi esce che nell’ intervallo a Cardiff io ho fatto casino nello spogliatoio, e ero venuto alle mani con Dybala. Cosa non era assolutamente vera, semplicemente dissi a Paulo di pensare a giocare e di non frenarsi anche se era ammonito perché per noi era importante. Non nego che glielo dissi in modo forte, ma come avevo fatto tante altre volte con molti compagni. Tra l’ altro con Paulo avevo e ho tutt’ ora un ottimo rapporto.
Quindi chiamo il direttore (Marotta, ndr) e gli dico: “Sono un patrimonio della società, non credi sia il caso di smentire visto che non è successo nulla?” e lui mi dice: “Noi non dobbiamo dire niente”.
Il passaggio al Milan
“Era fine giugno, mi chiama il procuratore e mi dice che c’è questa possibilità. Io e la Juve parliamo, diciamo che le strade si devono separare e spunta il Milan. Ho vissuto talmente male quello che mi era stato fatto che ho pensato solo al mio bene. L’anno prima la società mi disse: “non ti vendiamo nemmeno per 100 milioni”. Poi mi hanno venduto al Milan per 42 milioni e c’era dentro anche De Sciglio. Non è che volessero tenermi a tutti i costi…”.
L’ offerta del City
“Marotta mi disse che non mi avrebbe venduto neanche per 100 milioni e l’offerta che arrivò dall’Inghilterra l’ anno prima non era molto lontana da quel numero, ma Agnelli e Marotta furono di parola. Anche l’anno dopo Guardiola mi disse che mi avrebbe preso, ma prima avrebbe dovuto vendere Mangala e Otamendi. Io, però, non potevo aspettare.
Mi fu detto che c’era questo progetto a Milano, che puntavano su di me e mi avrebbero fatto capitano. Poi le cose andarono diversamente, sappiamo perché. Ci fu il cambio societario e Leonardo mi disse che non potevano tenermi con quell’ ingaggio. A quel punto volevo solo due squadre: o tornavo alla Juventus o andavo al Real Madrid, che per me erano il massimo. Sono Juventino dalla nascita e il Real era la squadra più forte al mondo. Tornai alla Juve prendendo molto meno di quanto prendevo prima perché la vedevo come una sfida, nonostante ci fosse ancora Allegri”.
“Deluso dalle parole di Szczesny”
Bonucci replica anche a Wojciech Szczesny, che, in una recente intervista, aveva raccontato di indossare le cuffie nello spogliatoio per non sentire i discorsi pre-partita di Bonucci.
“Ci sono rimasto male, io parlavo per il bene della squadra. Poi, quando io parlavo lui non c’era, era chiuso in bagno non dico a fare cosa, ma ne ha parlato pure lui (a fumare, ndr). Era in un momento in cui aveva lasciato il calcio, poi è tornato: magari era confuso. Tra l’ altro eravamo anche vicini di posto nello spogliatoio e parlavamo spesso anche di cose personali. Sono rimasto molto sorpreso dalla caz…a che ha detto”.
Il secondo addio
“Volevo finire la carriera alla Juventus. Detti la mia disponibilità pur sapendo che avrei avuto poco spazio.
Ma qualcuno (Allegri, ndr) non ne ha voluto sapere e mi misero a conoscenza che non facevo più parte del progetto e potevo cercarmi un’ altra squadra“.
Dalla Roma sfiorata al ringraziamento a Mourinho
A Gennaio il ritorno in Italia sembrava vicino, lo voleva la Roma:
“Andai a Berlino perché potevo fare la Champions in un girone difficile e dimostrare che potevo starci ancora a un certo livello. Ma non mi trovai bene nella città, lontano dalla famiglia.
Mi arrivò una chiamata di Mourinho che mi voleva portare alla Roma a Gennaio. Io detti la mia disponibilità, ma mi fregò la tempistica. Ci eravamo sentiti poco prima di Natale, mi disse che appena apriva il mercato mi avrebbero ufficializzato e di allenarmi bene perché mi avrebbe messo subito titolare nella prima partita con la Cremonese.
Ma la sosta in mezzo, dove si pensa a altre cose, fece sì che qualcuno seppe di quella telefonata e a Roma divenne di dominio pubblico.
La tifoseria non essendoci partite non parlava di altro, non mi volevano per il mio passato da nemico e Mourinho mi disse che non si poteva fare la cosa.
Se ci fossimo sentiti dopo le feste avremmo chiuso e l’ ambiente si sarebbe trovato davanti al fatto compiuto, sicuramente non la avrebbero presa bene ma vivo di sfide e avrei dato tutto me stesso per farli ricredere, ma non ebbi la possibilità e accettai il Fenerbahçe.
A Istanbul mi sono trovato benissimo e quando arrivò Mourinho in Turchia lo ringraziai per non aver mantenuto la parola di portarmi a Roma perché sennò non avrei vissuto quella esperienza”.
La “maledizione” Champions
Toni gli chiede se cambierebbe l’ Europeo vinto in azzurro con una Champions:
“Assolutamente no. Perché se la mia carriera di allenatore va come voglio che vada ho molte più opportunità di giocare una Champions in futuro che un Europeo, se non solo per il fatto che una si gioca ogni anno l’ altro ogni quattro”.
Bonucci non aggiunge su che panchina spera di rigiocarla ma la risposta ci sembra scontata….
Ovviamente per avere una visione completa bisognerebbe conoscere le versioni della controparte, quindi non siamo giudizi.
L’ unica cosa che ci sentiamo di dire è che ci pare molto strano, sia per quello che riguarda Allegri che Szczesny, che in tutto questo tempo non ci sia stato un chiarimento diretto per metterci una pietra sopra e certe cose vengano fuori sui media.
Non bisogna per forza restare amici, ma fra persone adulte e professionisti che hanno condiviso tanto insieme prendere il telefono e parlare ci sarebbe sembrato il minimo.
Ma evidentemente i protagonisti la pensano diversamente.
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