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Juventus, Kean a Dazn: “Allegri con me è stato come un padre”
Juventus: l’attaccante Kean ha rilasciato un’ intervista a Dazn, dove ha parlato di come sta andando la sua esperienza in bianconero con Allegri.
Il sito www.juventusnews24.com ci informa sulle dichiarazioni rilasciate da Kean attaccante della Juventus, a Dazn Heroes sulla sua esperienza in bianconero.
Ecco le sue dichiarazioni:
Parliamo della tua carriera?
«Sono uscito di casa a 13 anni per andare a vivere nel convitto della Juventus perché nessuno mi poteva portare agli allenamenti. Ho lasciato Asti e una vita da palazzoni: tutti i giorni andavo a giocare, stavo per strada con gli amici, a scuola ci andavo perché mia mamma mi obbligava. Non sono stato facile da gestire, anche parlando con gli altri, un’infanzia molto diversa dalla mia. Altri ragazzi magari a Natale andavano in vacanza con le famiglie, noi con niente ci adattavamo».
Come è fare il padre?
«Mi sono svegliato quattro volte stanotte, dormo pochissimo. Si chiama Marley, è nato quattro mesi fa e ho un tatuaggio per lui. Mi sono cambiate tante cose, prima di agire ci pensi 20 volte, ma è successo dalla prima volta che l’ho preso in braccio. Perché non lo sapeva nessuno? Non lo so, non mi piace dire le mie cose in giro, ci tengo alla mia vita privata. Non lo sapeva nessuno fino a quando ero andato in ospedale perchè non c’ero. Erano scioccati».
La tua esperienza al PSG?
«Lì mi sono sentito a casa, i miei parenti abitano lì e mi facevano sentire a casa. Ho incontrato Neymar e Mbappé che mi hanno aiutato tantissimo, mi spiegavano com’è giocare con loro, abbiamo anche cenato insieme. Mi facevano sentire grande».
I tuoi errori in Under 21?
«Ero con Zaniolo, lui metteva musica ad alto volume, stavamo giocano alla play ma alle 11 c’era la riunione. Alle 10 e 58 eravamo ancora lì, abbiamo aspettato un sacco di tempo l’ascensore e siamo arrivati alle 11:05. Mister Di Biagio si è rivolto a noi così: «Allora? Non va bene”. E io: «Mi scusi mister, siamo arrivati in ritardo”. Mi sono scusato con la squadra. mentre a Nicolò faceva ridere la cosa. Allora lo guardavo e gli dicevo: “Ma che c…. ridi?’».
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