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Cosa resta di una serata imbarazzante…

Nel giro di venti giorni sgretolato il castello di carte
Di Juventus mediocri ne abbiamo viste in mezzo a tanti trionfi ma mai, e sottolineamo mai, si era visto uno stadio lasciato vuoto prima del 90′, quasi come voler staccare la spina a un malato terminale.
In venti giorni il popolo bianconero ha subito tre umiliazioni (Eindhoven, Empoli in Coppa Italia e ieri) precedute da un secondo tempo a Napoli inconsistente.
Il castello di carte che le cinque vittorie consecutive avevano costruito è crollato miseramente ieri, con i primi segnali che si erano visti già prima.
Dichiarazioni di Motta sconcertanti
Ieri sera Thiago Motta ha dimostrato sia in campo che dopo di non essere all’ altezza di allenare la Juventus.
Ennesima formazione cervellotica, cambi senza un filo logico, insistenza su un modulo che ormai è palesemente inadeguato agli interpreti.
Gasperini bloccandogli le fasce, marcando a uomo i due centrocampisti e costringendo Kolo Muani a giocare a trenta metri dalla porta se lo è messo nel taschino, con lui che non ha nemmeno provato a controbattere anzi, è andato avanti per la sua strada, prendendo un passivo dall’ Atalanta che, per quanto visto, è stato anche meno pesante di quello che poteva.
Cose già viste e riviste, ma chi pensava di aver assistito al peggio nei 90′ si sbagliava, il post partita è stato ancora peggiore.
Giustificare l’ ennesima debacle con l’ inesperienza della squadra (ma chi ha voluto fare fuori tutti i giocatori esperti, Danilo in primis?) e con un rigore contro discutibile (che poi lo è fino a un certo punto), come è vergognoso sentire: “….Almeno ora non parlerete più di scudetto…”.
Cose non da Juventus, e non occorre che spieghiamo il perché.
Società assente ingiustificata
Se le carenze e gli sbagli di Motta sono ormai sotto gli occhi di tutti e si ripetono puntualmente, lo stesso vale per la società.
Nessuno che dopo abbia avuto il coraggio di metterci la faccia, mandando solo il tecnico e il capitano (quello scelto dopo vari cambi, altra cosa grottesca della gestione Motta) a parlare davanti ai microfoni facendo ancora più salire, soprattutto il primo, la rabbia e la frustrazione di una tifoseria che è oltre il limite della sopportazione.
Perché alla Juventus si può anche perdere, ma il modo in cui viene fatto in questa stagione e come viene gestito è un qualcosa che con la Juve non ha nulla a che vedere.
I tifosi non si riconoscono più in questo modo di portare avanti le cose, in questa società, in questa squadra e questa è la sconfitta più grave.
Una proprietà poi che, al di là di ripianare con gli aumenti di capitale, nemmeno si fa vedere e continua a non voler mettere in atto i cambiamenti societari (Giuntoli deve fare il DS non tutto) e tecnici che pure un cieco non vede necessari ma indispensabili è ormai indifendibile.

Giuntoli deve fare solo il DS non tutto. E Motta si dimostra inadeguato in campo e fuori.
Come indifendibile è la sua condotta “politica”, subendo passiva ogni nefandezza che il “palazzo” fa nei suoi confronti e questo non da ora.
Rendere la Juventus a chi la ama, condizione sine qua non
La conclusione è che bisogna rendere la Juventus a chi la ama, la vera Juventus, quella che abbiamo conosciuto e di cui eravamo orgogliosi.
Questa roba qui non lo è in campo e fuori.
Cosa va fatto è chiaro e improrogabile, chi non lo vede o fa finta di non vederlo è complice di uno scempio che questi colori non meritano e non lo merita chi li ama davvero.

Una proprietà impalpabile e distaccata. Cosa va fatto è chiaro per tutti meno che a lei.
Che non sono certo contabili e presuntuosi che albergano alla Continassa….
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