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Cosa ci ha lasciato l’ esordio della Juventus?

Analizziamo a mente fredda ciò che si è visto lunedì

Ieri leggendo sia i quotidiani che i vari siti e social i giudizi sulla prima di Thiago Motta sono stati ampiamente positivi.

Pure il popolo bianconero è in generale entusiasta con qualcuno che si è sbilanciato in previsioni più che ottimistiche.

Chiaramente il risultato ha fatto il suo, ma è giusto analizzare tutto il contesto e cercare di capire cosa ci ha lasciato questo primo atto di un lungo cammino che durerà 38 giornate al netto degli impegni in Champions League e nelle altre competizioni.

Specifica doverosa

Prima di iniziare è doveroso da parte nostra specificare che non vogliamo attaccare nessuno, men che meno il vecchio allenatore.

Massimiliano Allegri da parte nostra lo ringrazieremo sempre per quello che ha dato alla causa bianconera e non ci riferiamo solo al primo ciclo vincente.

Non vogliamo più parlare di lui perché fa parte del passato e questo articolo è semplicemente un’ analisi di ciò che sembra stia cambiando.

La nostra idea la sapete: la Juve viene prima di qualsiasi giocatore, allenatore e dirigente e chiunque vesta la nostra maglia, sia sulla nostra panchina o sia nelle stanze dei bottoni ha il nostro sostegno.

Questo non vuole dire non fare critica a prescindere, ma farla se necessaria in modo legittimo e costruttivo.

Lo abbiamo sempre fatto prima e lo faremo sempre, compreso con chi c’è ora.

Esordio vincente non è una novità

Qualcuno ha fatto notare che pure nelle ultime due stagioni la Juventus aveva iniziato con due 3-0 (con Sassuolo allo Stadium e a Udine), per cui suggerisce di andare cauti.

Per di più, sottolineano, il Como è parso un avversario non certo irresistibile.

Questa analisi la condividiamo ma in parte,  perché come detto va analizzato tutto il contesto.

Le due stagioni passate la Juventus aveva una squadra per larga parte già costruita, con diversi elementi che erano già in maglia bianconera la stagione precedente e con lo stesso allenatore.

Per di più il cambio in panchina non è stato solo sul nome, ma proprio con un progetto tecnico diverso e con un cambio di modulo non solo sui meri numeri.

Quanto all’ avversario non irresistibile è vero, ma le partite diventano semplici spesso se le rendi tali.

La Juventus negli anni passati ci ha abituato a complicarsi la vita spesso anche con avversari non certo di lignaggio.

Inoltre paragonare questo esordio con i due precedenti basandosi solo sul risultato è sbagliato di base.

Due anni fa con il Sassuolo era un anno particolare, ci sarebbe stata poco dopo la sosta per il Mondiale, la Juventus aveva parecchi giocatori impegnati in Quatar.

Ciò porta facilmente a pensare che le due preparazioni sicuramente erano state improntate in modo differente come i giocatori stessi, sapendo che di lì a poco avrebbero avuto un grande appuntamento, avevano sicuramente mentalmente e fisicamente approcciato la stagione in modo diverso. 

Lo scorso anno a Udine fu una partita completamente diversa, il risultato rotondo fu frutto di un rigore netto quanto casuale e anche di episodi, i friulani misero comunque in difficoltà i bianconeri.

Lunedì nulla di tutto questo: i tre gol, che poi sarebbero stati quattro visto che quello di Vlahovic è stato annullato per mera sfortuna perché tale è un giocatore a inizio azione che ha mezza spalla in fuorigioco, sono venuti su azione e che azioni, cosa che non accadeva da tempo immemore.

Oltretutto si è vista la strada tracciata dal tecnico nelle due fasi, sia nei movimenti sia nella coralità.

Anche gli errori in fase di costruzione sono frutto della ricerca di fare ciò che Motta vuole.

Esordi vincenti anche negli ultimi due anni, avversario “facile”. Ma è tutto uguale?

Margini di miglioramento

Chiaramente ci sono ampi margini di miglioramento: al di là di ciò che il mercato porterà la fase difensiva è ancora lontano da dare tranquillità ma è normalissimo.

Tre giocatori su quattro del reparto arretrato erano reduci dallo scorso anno dove il sistema difensivo era a tre, Bremer addirittura nella sua carriera ha sempre difeso a tre e chi capisce un po’ di tattica sa che difendere a tre o a quattro non è solo questione di un uomo in più o in meno, cambia proprio il mondo.

Motta che non guarda in faccia a nessuno

Thiago Motta ha mostrato una sua caratteristica che era stata vista anche a Bologna: non guarda in faccia a nessuno.

Lui schiera chi vede meglio in allenamento e chi pensa che possa essere più utile alla squadra in quella partita, senza guardare nome, carta di identità o altro.

In Emilia ha messo a sedere Orsolini e Skorupsky per dire due nomi e così ha fatto lunedì: oltre alla sorpresa Mbangula anche quando si è infortunato Weah tutti noi abbiamo pensato che si sarebbe alzato Danilo, invece lui non ha avuto problemi a fare esordire l’ ex Next Gen Savona.

Motta non guarda in faccia a nessuno. Ha schierato Mbangula e fatto esordire Savona lasciando fuori giocatori più esperti.

Già si era visto in sede di campagna acquisti: quando è stato preso Adzic l’ idea della società era farlo maturare in Next Gen, lui che già lo conosceva tanto che lo avrebbe voluto a Bologna ha preteso di averlo subito in Prima Squadra e la Juventus si è giocata per lui uno dei due slot per extracomunitari provenienti da federazioni estere.

Tutto ci porta a pensare che, quando il montenegrino avrà recuperato dall’ infortunio, lo vedremo in campo più di quanto si pensi.

Motta ha preteso Adzic subito con la Prima Squadra.

Una formazione millennial

Quella di lunedì è stata la Juventus che ha schierato in campo la formazione con l’ età media più giovane della storia bianconera: 9 millennial su 14 giocatori impiegati, 7 nei primi 11.

Vero che ha contribuito anche la rosa da completare, vero che in panchina si avevano tolti i portieri solo Douglas Luiz, Danilo e McKennie “over” e che nessuno dei tre aveva fatto pur per motivi diversi l’ intera preparazione, ma conoscendo il tecnico italo brasiliano questa è stata fra le motivazioni della scelta, non la motivazione.

Yildiz era solo uno dei 9 millennial su 14 giocatori impiegati.

Saper sfruttare la regola dei cinque cambi

Inoltre Motta essendo un tecnico giovane sicuramente è uno di quelli che sa sfruttare meglio la regola dei cinque cambi rispetto a tecnici vecchia scuola che erano abituati ai tre.

Cinque cambi sono tanti, permettono di cambiare mezza squadra, per cui puoi azzardare nella formazione iniziale se ritieni di farlo, sapendo che alle brutte puoi porre ampio rimedio.

Avere allenato a alti livelli praticamente solo con questa regola per di più da giovane quindi quando hai una mente più elastica probabilmente lo ha abituato a ragionare in un certo modo.

Vero che alla fine ne ha fatti tre soli, due tra l’ altro obbligati, ma se hai quella forma mentis la applichi.

Dove porterà il percorso

Allora c’è da credere in una Juventus bella e vincente? Presto per dirlo ma si nota un percorso e soprattutto aria nuova.

Dove porterà questa strada non si sa ma va perseguita senza lasciarsi andare a trionfalismi né a catastrofismi quando, perché capiteranno, ci saranno passaggi a vuoto.

Già a Verona ci aspetta una riprova non semplice contro una squadra ben organizzata e che nella prima giornata ha dimostrato una gran compattezza.

Ma siamo certi che Thiago Motta lo sa e, appena arrivato il triplice fischio lunedì, ha iniziato a mettere in guardia i suoi.

Motta e i tifosi si aspettano velocemente dei regali da Giuntoli.

Nel frattempo ci auguriamo per noi e per lui che Giuntoli porti qualche regalo chiudendo le trattative in corso, dopo averlo fatto con Kalulu.

L’ infermiera si è allargata per gli infortuni di Weah e Thuram, è veramente corta e comunque chi dovrà essere protagonista di questo percorso prima ne entra a far parte meglio è.

Un percorso lungo e difficile ma che andrà perseguito, come dice il nostro slogan, Fino alla Fine!!!

 

Leonardo Sensi

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