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Addio Pizzul, mix di professionalità e umanità

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Una voce che ha accompagnato le nostre vite

Era il calcio degli anni ’80-’90, non c’ erano i social, inizialmente non c’ era nemmeno la Pay TV, si vivevano le emozioni con “Tutto il Calcio Minuto per Minuto” alla radio e poi con le varie trasmissioni.

Sembra passato un secolo, l’ appuntamento con le partite in diretta era di mercoledì quando si giocavano tutte le Coppe Europee e con la Nazionale, ma sempre sulla Rai e lì imparammo a ascoltare la sua voce che diventò un’ amica fedele, entrando nelle nostre case e tenendoci compagnia.

Uno stile sobrio, che sapeva però come coinvolgere il telespettatore non togliendo mai la scena ai veri protagonisti, i ventidue in campo. 

A Bruno non occorreva alzare troppo i toni, non serviva usare termini ricercati, ti accompagnava dentro le azioni con semplicità e naturalezza.

Poi quella espressione al termine di un gran gol o un’ azione degna di nota: “È tutto molto bello!” anche solo a leggerla la senti con quella voce.

Inutile negarlo, stamattina alla notizia che Bruno Pizzul era scomparso per tanti di noi è come, senza esagerare, fosse andato via un familiare.

Il fatto che ciò sia avvenuto pochi mesi dopo la morte di Totò Schillaci, di cui raccontò le gesta a Italia ’90, sembra quasi un segno del destino.

Da calciatore a giornalista

Pizzul, prima di darsi alla carriera giornalistica, era stato anche un discreto calciatore.

Era un centromediano, militò nella Pro Gorizia, nel Catania, nell’ Ischia e nell’ Udinese.

Con la maglia degli etnei giocò anche un’ amichevole nella stagione 1958/59 contro la Juventus marcando Omar Sivori.

Bruno Pizzul contrasta Omar Sivori nell’ amichevole Catania – Juventus nella stagione 1958/59 (foto tratta da “Bruno Pizzul – Una voce Nazionale”, Fausto Lupetto Editore, 2012).

Purtroppo un infortunio al ginocchio mise fine alla sua carriera e, dopo la laurea in giurisprudenza, vinse il concorso in Rai.

Quel suo aver vissuto davvero la carriera professionistica sul prato verde probabilmente fece sì che i calciatori lo presero in simpatia, perché poteva capirli e lo vedevamo come un collega.

E nelle sue telecronache si capiva che aveva saggiato il campo a un certo livello, i suoi giudizi tecnico – tattici non erano mai campati in aria, ma venivano spiegati con semplicità proprio perché sapeva che si rivolgeva a una platea, soprattutto quando la Nazionale era impegnata in grandi competizioni, composta anche da profani.

Quella serata all’ Heysel

Pizzul ha raccontato diverse volte le partite della Juventus nelle Coppe Europee, gioie e delusioni, ma quella che ci ha più segnato delle sue partite al seguito dei bianconeri è legato alla tragica notte di Bruxelles.

Lui stesso la definì la sua telecronaca più difficile perché: “…. non era umanamente accettabile ciò che dovevo raccontare ai telespettatori”.

In quella tragica occasione dimostrò la sua professionalità e la sua umanità: andato per raccontare un gioioso evento sportivo si trovò a dover fare ben altro e, quando la UEFA comunicò che si sarebbe giocata la partita, ci tenne a dire agli italiani davanti ai teleschermi che la sua cronaca sarebbe stata asettica,  per puro spirito di servizio senza enfasi in segno di rispetto a ciò che era avvenuto, così infatti fece.

Pure la società bianconera ha voluto salutarlo attraverso i propri social“Si è spenta la voce delle nostre notti magiche. Riposa in pace, Bruno”.

Ci mancherai Bruno e da oggi non sarà più tutto molto bello…

Grazie di tutto!!!

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