È la prima volta che la sua Juventus subisce una contestazione così decisa allo Stadium.
Vero, già a Lecce si erano viste le prime crepe, ma ieri sera la curva ha incitato la squadra fino all’ 1-1, speranzosa che la vittoria con il Manchester City fosse un punto di partenza, ma appena il Venezia è passato in vantaggio sono piovuti fischi da tutto lo stadio, con la curva che urlava a gran voce di tirare fuori gli attributi.
Non è bastato nemmeno il pari di Vlahovic a calmare gli animi, anzi.
Proprio lo stesso serbo è stato protagonista di un alterco con alcuni spettatori che ha surriscaldato di più l’ ambiente: dopo aver fatto ampi gesti, mentre la squadra stava sotto il settore più caldo a chiedere scusa, ha voltato le spalle e fatto per andarsene, con Danilo e Nico Gonzalez che hanno cercato di calmarlo e convinto a tornare sui suoi passi.
Su quanto accaduto Thiago Motta ha detto la sua:
“Il pubblico può fare e dire ciò che vuole, e è comprensibile perché non siamo contenti della nostra situazione.
I giocatori sono i primi a volere cambiare le cose, adesso bisogna restare uniti per cambiarle.
Certo il rispetto non deve mancare perché non è bello stare lì a ricevere insulti”.
“Dopo il vantaggio abbiamo smesso di giocare, dovevamo continuare a farlo per chiudere la partita.
Quando troviamo squadre che si chiudono bene e dobbiamo fare la gara abbiamo difficoltà, e non è la prima volta, dobbiamo lavorare su questo. Koopmeiners? La responsabilità è mia, sono io che devo trovare il modo di farlo rendere al meglio”.
Durante la Conferenza Stampa il tecnico bianconero era visibilmente provato.
Se ne è anche andato senza rispondere all’ ultima domanda che gli chiedeva come mai la Juventus dopo le gare di Champions ha sempre difficoltà, soprattutto con le squadre “piccole”.
In effetti quello di non fare punti con le squadre di seconda fascia ormai è un problema atavico.
Empoli, Cagliari, Parma, Lecce e Venezia hanno portato cinque punti su quindici disponibili, troppo pochi.
A tal proposito per assurdo potrebbe far tirare un sospiro di sollievo che da qui al giro di boa due partite sulle tre rimanenti siano contro Fiorentina e l’ attuale capolista Atalanta che è nove punti sopra i bianconeri.
In realtà questo calendario è un boomerang perché, se le cose non andassero per il verso giusto, già a fine girone di andata i bianconeri avrebbero a forte rischio non solo la corsa per il titolo, ma addirittura quella per entrare in Champions League. E ricordiamoci che un mezzo ci sarà la Coppa Italia martedì e poi una qualificazione quanto meno agli spareggi da conquistare nella massima competizione europea.
Uno scenario che nemmeno il più pessimista dei tifosi vedeva nel peggiore degli incubi.
E è questo lo spettro che aleggiava ieri alla fine in uno Stadium che, nonostante la temperatura polare, era una polveriera.
Thiago Motta ha capito che ormai il bonus è finito e sa di giocarsi molto.
Ma c’è un’ altra risposta che i tifosi si aspettano oltre a quella sua e della squadra sul campo, e è quella della società.
Siamo ripetitivi, ma l’ impressione è la solita che avevamo con Allegri negli anni scorsi: quella di una società fantasma.
Troppe volte abbiamo visto il tecnico livornese lasciato solo a prendersi gli strali di tutti, per di più in una situazione, specialmente due anni fa, dove c’ erano vicende extra campo pesantissime, ma Allegri ha spalle ben più larghe di Thiago Motta, se non altro per il suo passato vincente oltre a avere un altro carattere.
Ieri era il momento di proteggere il tecnico e la squadra e metterci la faccia, ci saremmo aspettati che qualcuno si presentasse davanti ai microfoni, o addirittura che fosse ordinato il silenzio stampa con il solo Giuntoli autorizzato a parlare, invece nulla.
Il dirigente toscano parla solo nei prepartita, gli altri a malapena il popolo bianconero sa che faccia hanno, non parliamo della voce.
Insomma, gli spettri erano sopra lo Stadium, ma l’ impressione è una e da anni: un fantasma ormai c’è in pianta stabile e si chiama società.
Non può bastare una visita al Centro di Allenamento con foto di rito.
Questo deve essere compreso, altrimenti di Juventus resterà solo il nome.
Chi ha orecchie per intendere intenda.
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