Inutile dire che domani sarà una sfida particolare per Antonio Conte.
Il tecnico del Napoli tornerà da avversario allo Stadium, con accanto la panchina che lui per primo ha occupato, dove il suo nome è su una delle stelle che omaggiano gli ex del passato.
Oltretutto lui della Juventus come sappiamo è stato giocatore per tanti anni e anche capitano.
Non è la prima volta che torna a Torino da avversario dopo l’ addio burrascoso dell’ estate di 10 anni fa, ma in un certo senso è come se lo fosse: entrambe le due precedenti occasioni, quando era sulla panchina dell’ Inter, una in campionato e una in Coppa Italia, le gare furono disputate a porte chiuse per le restrizioni dovute al COVID, quindi sarà la prima con il pubblico presente.
Tra l’altro nell’ ultima circostanza accadde un battibecco con Andrea Agnelli, testimonianza di come certi rancori non erano stati ancora sopiti e, probabilmente hanno impedito nell’ estate del 2019, un suo ritorno quando per la prima volta Allegri andò via da Torino.
Pure questa estate il suo nome era stato accostato alla panchina bianconera ma come sappiamo la Juventus ha scelto Thiago Motta e Conte si è accasato sotto il Vesuvio.
Ieri ha tenuto la Conferenza Stampa pre partita, vediamo cosa ha detto.
All’ inizio della Conte ha voluto ricordare Totò Schillaci, di cui fu compagno per un anno proprio alla Juventus.
“Prima di iniziare la conferenza vorrei rivolgere un piccolo pensiero per la scomparsa di Totò Schillaci. A soli 59 anni viene a mancare una persona e un calciatore che è stato un po’ l’emblema. Per noi del sud rappresentava un grandissimo esempio. Sono molto dispiaciuto. Ho avuto la fortuna di giocare con lui alla Juventus. Un pensiero anche alla famiglia.
Ci sono diversi ricordi che cerco di custodire. Arrivavo a Torino da Lecce. E’ inevitabile da persone del sud legarsi molto a lui. Arrivato alla Juventus per me erano tutti dei top player. Li vedevo tutti come degli idoli. Lui era una persona molto umile che si mise subito a disposizione“.
Dopo è entrato nel dettaglio della sfida di domani sera:
“Ci auguriamo possa essere una sfida che conti qualcosa, sia per loro che per noi, oggi è presto per dirlo.
Partiamo da differenti livelli di partenza, rispetto all’anno scorso ci sono 18 punti da recuperare, ma sicuramente entrambe le squadre avranno voglia di rivalsa.
Col mercato che è finito così tardi, c’è una fase di assestamento.
Stiamo cercando tutti la quadra ma c’è anche la necessità di vedere buone prove e fare punti perché questi valgono a fine anno”.
“Mi aspetto di dare continuità e di crescere, sotto tanti punti di vista, non fermarci a pensare cosa è stata l’ultima partita e non illuderci perché ogni santa partita per noi è un test. Ogni gara è un esame. Lo è stato a Cagliari per alcuni aspetti, temperamentali, su un campo difficile a livello ambientale.
A volte può essere un esame a livello tattico, ambientale, temperamentale, dobbiamo affrontarlo con la massima serietà al di là di chi c’è di fronte.
Non penso che una squadra come la Juve possa accontentarsi di arrivare terza a distanza siderale dall’Inter e noi non possiamo pensare di finire 20 punti dietro loro, il Milan e 40 dall’Inter”.
“La mia storia parla chiaro, 13 anni alla Juve da calciatore, sono stato capitano per diversi anni, vincendo praticamente tutto.
Ho avuto la possibilità di allenare 3 anni in un periodo difficile della Juve, aprendo un ciclo di 9 anni di Scudetti, faccio parte della storia della Juventus per ciò che ho fatto e dato, è inevitabile da calciatore per ognuno di noi è più semplice, puoi anche scegliere di restare per sempre, da allenatore è molto difficile, impossibile che sia tu a decidere la tua carriera, ho allenato la Juve per 3 anni, la carriera mi ha portato in piazze diverse, che ho onorato diventando il primo a difendere i colori per queste squadre, oggi ho il piacere davvero immenso di allenare una squadra come il Napoli, per me che sono del sud è orgoglio e soddisfazione. Ci sarà grande emozione nel tornare in quello stadio, c’è stata l’inaugurazione con me, sarà la prima volta con i tifosi perché tornai col Covid, lo sarà sempre così come sarà in futuro tra molti anni affrontare il Napoli da avversario, mi auguro da un bel po’ però”.
“Dobbiamo indossare un bell’abito, ho il piacere con i ragazzi di offrire sempre un bello spettacolo.
Durante le partite devi essere pronto con il tuo bell’abito, appena uscito dal sarto, a sporcartelo perché senza la giusta cattiveria… devi farlo, anche se hai un bell’abito. E’ il connubio vincente per le grandi squadre, ci sono diversi momenti della partita.
Non si può indossare solo un abito e dobbiamo capirlo, l‘anno scorso si pensava spesso ad attaccare e c’era disequilibrio o non c’era voglia feroce di riconquistarla o di ricompattarsi, noi su questo stiamo lavorando”.
“L’aspetto fisico è importante nel calcio di oggi. Il calciatore top deve essere forte, veloce e resistente, la qualità non la consideri perché deve esserci, noi dobbiamo essere una squadra forte, veloce e resistente, ci stiamo lavorando, ci sono stati cambiamenti, ci sono elementi nuovi che stiamo inserendo su quella base di 10-12 giocatori che abbiamo scelto col club di confermare”.
“Sulle coppe sapete che io dico sempre la verità: c’è un vantaggio e uno svantaggio.
Per me che sono al primo anno mi dà modo di lavorare di più, altrimenti con 3 partite il lavoro è ridotto, quando arrivi in un nuovo club hai bisogno di tempo per lavorare sulle tue idee e dopo tanti giocatori arrivati all’ultimo.
Non nego che c’è l’aspetto positivo di lavorare, lo svantaggio è che senza coppe fai una rosa che non è competitiva come quelle per l’Europa, anziché 25-26 elementi ne hai 17-18″.
“Più tempo passa e più entrano dentro la nostra idea. Con Gilmour abbiamo lavorato durante la sosta, dieci giorni con Neres e McTominy e è stato positivo, stanno capendo l’idea di calcio che vogliamo fare, si adattano alla tipologia di lavoro anche dal punto di vista fisico, metabolico, di forza, cosa chiede il tecnico. Sono contento perché sono ricettivi e possono darci un buon contributo”.
“Thiago Motta raccoglie l’eredità di Allegri, un allenatore che ha scritto parecchie pagine di storia nella Juventus. Non è una cosa banale allenare lì, c’è richiesta di vittoria, come al Milan o all’Inter. E’ stato un mio calciatore con la nazionale agli Europei, mi fa anche sorridere, ma anche rattrista un po’ perché sto diventando vecchio (ride, ndr). E’ un ragazzo serio, bravo, a Bologna ha fatto benissimo e quindi gli auguro il meglio dal punto di vista umano, non nelle partite contro di noi“.
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