In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, il centrocampista bianconero ha parlato di questi sette mesi lontano dai campi e come la brutta esperienza vissuta lo abbia cambiato.
Ne esce fuori un ragazzo che è consapevole dei suoi errori ma che, con tutte le sue forze, ne è venuto fuori e ora sa che deve dimostrarlo.
Ne riportiamo i pezzi salienti.
“Mi aveva divorato la vita, era diventato un assillo, un incubo.
Non ne ho mai parlato con nessuno perché mi vergognavo. Ma non bisogna aver paura di chiedere aiuto
Sono un ragazzo fortunato ma sono stato inghiottito da un vuoto che non guarda in faccia nessuno, non distingue per classe sociale. È cominciato tutto come un gioco. Scommettevo, tanto, ma non sulla mia squadra o su di me. Non volevo violare dei principi ai quali credo. So che sembra grottesco che io usi questa parola, ma per me è importante.
Ho perso completamente il controllo di me stesso nel gennaio 2023. Giocavo male, mi allenavo peggio. La testa era altrove. Il centro della mia vita erano le scommesse, non più il calcio. Quando finiscono le 4-5 ore di allenamento, ti si spalanca il vuoto. Se non hai altri interessi, quell’abisso ti attira. Io mi annoiavo, sembra assurdo ma è così. E poi ogni problema, anche il più stupido, dovevo compensarlo con le scariche di adrenalina che mi dava il gioco. Lo so, e lo sapevo anche allora, che con quei giochi si perde e basta. E non solo denaro. Mi facevo schifo, mi sentivo un cretino. Ma non potevo farne a meno”.
“Essere stato scoperto è stata una liberazione. Mi ha costretto a diventare uomo. Ho iniziato una terapia psicologica, sto guardandomi dentro per cercare le ragioni, per capire perché non avessi antidoti al vuoto e alla noia. Mi è dispiaciuto che certi giornali abbiano descritto me e Tonali come due demoni. Io ho fatto male solo a me stesso. Non ho truccato partite, non ho condizionato risultati. Ho sbagliato, giocando su siti illegali e ho perso un sacco di soldi”.
“La società, rinnovandomi il contratto, mi ha dimostrato grande fiducia e vicinanza. Poi mister Allegri e i compagni. Penso a Locatelli, Gatti, Chiesa, Bremer, Vlahovic. Per il resto, con l’aiuto dello psicologo, ho combattuto. Dipendenza sconfitta? Non lo so, so che io non ho smesso e non smetto di combatterla. Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora.
Avevo una gran voglia di rivincita. Più su me stesso che sugli altri. Dal giorno dopo la squalifica ho cominciato ad allenarmi. Sono stati sette mesi di agonia, contavo i giorni. La mia vita è qui, su questi campi verdi, a vincere o perdere in ragione del talento mio e della mia squadra, non a buttare le giornate e centinaia di migliaia di euro, tanto ho perso, rovinandomi e sentendomi in colpa.
Non mi aspettavo la convocazione di Spalletti, ma ci speravo. Ora voglio dare la vita per essere nella lista per l’Europeo. Se non dovessi riuscirci, tiferò per gli azzurri”.
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