Juventus, Danilo durante l’incontro con i Juventus Junior Reporter: “Cosa farò quando smetto? Voglio aiutare i bambini nel calcio, forse farò l’allenatore”.
Nel giorno del compleanno numero 126 della Juventus, il capitano e difensore Danilo ha risposto alle domande dei Junior reporter della Juventus.
Ecco le parole integrali di Danilo:
“La cosa più importante per i difensori, e anche per i portieri che stanno dietro, è la comunicazione.
Cosa mi piace fare con i miei figli nel tempo libero? Al più grande, Miguel, non piace tanto il calcio ma è bravissimo a giocare alla PlayStation, mentre il più piccolo, Joao, è tutto il giorno col pallone: quando sono libero mi dice sempre di giocare con lui a calcio e di fare il portiere.
Come ritrovare la concentrazione dopo un errore? Gli errori capitano sempre, è impossibile giocare a calcio senza sbagliare. L’importante è pensare subito alla prossima azione.
Se ho dei riti scaramantici? Prima di entrare in campo faccio venti respiri veloci, mi tocco tre volte la fronte e dò un bacio al mignolo.
Chi ho fatto più fatica a difendere? Neymar, è troppo forte.
Cosa penso del calcio femminile? Secondo me è un patrimonio culturale di ogni paese, in questo momento sta crescendo sempre di più. Mi fa piacere seguire le partite della Juventus Women e conoscere la storia delle ragazze, anche loro hanno fatto dei sacrifici per diventare delle calciatrici.
Quando e come è nata la passione per il calcio? Penso già da quando ero nella pancia di mia mamma. Da piccolo ero sempre col pallone tra i piedi, andavo a calciare contro i muri insieme a mio padre.
Consiglio per avere più coraggio in campo? Come difensore devi lavorare sempre sulla concentrazione. Per essere coraggioso e concentrato io parlo tanto in campo, dando indicazioni ai miei compagni.
Consiglio da capitano? Il capitano dev’essere sempre al servizio della squadra, ad aiutare i propri compagni. La fascia deve darti la motivazione per non mollare mai, devi essere un esempio.
Che squadra tifavo da bambino? Il Flamengo.
Se ho mai giocato in altri ruoli? A dieci anni facevo il portiere, poi mi dissero che non sarei cresciuto tanto in altezza per ricoprire quel ruolo e pertanto ho giocato anche come terzino, mediano e attaccante. La cosa più importante è giocare bene a calcio, il ruolo non conta.
Perché ho scelto la maglia numero sei? Innanzitutto perché è un numero importante della storia della Juventus, indossato da un grande capitano come Scirea.
Cosa farò quando smetterò di giocare? Sicuramente voglio andare all’università per studiare psicologia, poi voglio aiutare i bambini nel calcio. Forse farò l’allenatore.
Perché ho scelto di fare il difensore? Perché i centrali, nel calcio di oggi, sono quelli che hanno di più il pallone tra i piedi. A me piace avere sempre il pallone, iniziare il gioco e guidare la squadra.
Prima partita in Italia? È stata bellissima: sono entrato contro il Napoli e dopo undici secondi ho segnato.
Come mi sono sentito dopo essere stato nominato capitano della Juventus? Molto orgoglioso, è una grande responsabilità perché ti guardano persone da tutto il mondo”.
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