Leonardo Bonucci, che in settimana ha annunciato il ritiro, si è confessato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
Un’intervista a 360 gradi dove non nasconde, fra le altre cose, il rapporto rotto con Massimiliano Allegri.
“Ci siamo parlati l’ultima volta a Udine, maggio 2023. Ognuno si comporta come meglio crede. Per ciò che abbiamo vissuto insieme, pur nei contrasti, penso che si potesse gestire tutto diversamente, anche il non volermi più in rosa. Se dovessi incontrarlo al bar lo saluterei, ma non lo chiamerei io per un caffè”.
“Quando giochi per la Juve non ti puoi accontentare del piazzamento in Champions. La rosa di oggi può competere con chi è arrivato davanti, anche con l’Inter che ha fatto un percorso incredibile. Il valore c’è, nei momenti di difficoltà non è stata tenuta alta l’attenzione”.
“Portare Cristiano sembrava significasse vincere la Champions, ma il calcio non è una scienza esatta. Cristiano ci ha dato tanto come mentalità. A volte in campo s’incaponiva nel cercare la giocata, ma a un fuoriclasse va concesso: con lui partivamo sempre 1-0. Come tutti i numeri uno aveva bisogno dei suoi spazi, anche a Gigi succedeva”.
“Messi perché è più imprevedibile. Cristiano è una macchina perfetta, ma più decifrabile”.
“Gigi è stato il Ronaldo dei portieri, purtroppo non siamo riusciti a regalargli la Champions. Ringrazio per aver giocato tanti anni con lui. Difficilmente ci sarà un altro portiere come lui in futuro, è inavvicinabile”.
“Ho due figli maschi, magari verrà fuori uno dei due… Calafiori può diventare un grande difensore ma non è Bonucci. In un grande club le pressioni saranno diverse. Nel calcio di oggi le mie caratteristiche sono più utili, i difensori crescono meno bravi nell’uno contro uno ma più portati a impostare, leggere il gioco e riempire lo spazio. Buongiorno ha grandi doti sia nella marcatura sia nel gioco: è intelligente e ha valori importanti”.
“Il mio sogno è alzare la Champions da tecnico della Juventus visto che non ci sono riuscito da giocatore. Se Giorgio dovesse essere l’a.d. il rapporto sarebbe doppio, professionale e d’amicizia… Prima però tutti e due abbiamo un percorso da fare”.
“È diretto e ha personalità: mi piace tantissimo. Ha tutte le carte in regola per adeguare la Juve al calcio moderno e per fare molto bene, ma gli va dato il tempo. Io l’ho apprezzato in Nazionale, fu molto importante a Euro 2012: dopo il pari con la Spagna nel girone parlò per la prima volta e ci disse: ‘Se continuiamo così con questo spirito andremo in finale con la Spagna’. Ha idee chiare”.
“Se Spalletti trova l’incastro giusto e supera il difficile girone, può arrivare in fondo. Mi aspetto un grande Europeo da Scamacca, che ha raggiunto un’alta consapevolezza di sé”.
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