Nonostante la qualificazione alla Finale di Coppa Italia il direttore di Tuttosport ribadisce sul suo giornale quanto aveva scritto dopo il pari di Cagliari.
Riportiamo i tratti salienti del suo editoriale.
“….La Juventus non c’è più, è sparita tre mesi fa. Approda in finale il suo spettro, animato da un ultimo refolo d’orgoglio che spinge in rete il pallone del 2-1, trasformando una sconfitta in festa, senza riuscire a cancellare tutta la pena precedente… una Juventus in linea con il terribile andamento del girone di ritorno: approccio spaesato, clamorosi errori individuali, totale mancanza di un’idea di gioco su cui appoggiare la cronica insicurezza di alcuni giocatori, scelte di formazione eccentriche…”
“….Pochi sono all’altezza dello stipendio che percepiscono o al prezzo che è stato pagato per loro, tutti danno la sensazione di poter commettere da un momento all’altro un errore fatale, che è poi la condizione naturale di Alex Sandro, un giocatore che da almeno tre stagioni non è più adeguato e, soprattutto, è spaventosamente dannoso, visto il rosario di errori decisivi con cui ha punteggiato questi campionati, nei quali ha percepito qualcosa come sei milioni di euro netti a stagione. Anche Chiesa, Locatelli, Kostic, perfino Danilo e Bremer hanno tradito, perché il malessere della Juventus si diffonde nei singoli e diventa un problema collettivo. È difficile analizzare con equilibrio una squadra che, comunque, ha conquistato una finale, nonostante una pessima prestazione e in un momento fortemente negativo. Da una parte si rischia di commettere un grave errore sminuendo un traguardo agonistico importante e notevole sotto il profilo economico (visto che garantisce l’accesso alla Final Four di Supercoppa Italiana in Arabia); dall’altra non ci si può tappare gli occhi di fronte all’evidenza dello sbando bianconero….”
“…Nelle prossime cinque/sei settimane verrano prese le decisioni più importanti per il futuro della Juventus, a partire dalla scelta del tecnico e proseguendo con la cernita dei giocatori da confermare o meno. Non può essere la conquista di una finale, oltretutto in questo modo, a cambiare il giudizio su un allenatore che è al suo ottavo anno di guida della Juventus e che ha dei meriti inossidabili, ma anche delle responsabilità gravi nella stagione in corso. Tenere, ancora una volta, Kenan Yildiz in panchina, facendo entrare solo nel finale, resta una scelta inspiegabile, anche alla luce della prestazione spenta e piena di errori di Federico Chiesa. Insomma, anche qualora la Juventus vincesse la Coppa Italia, Allegri e la squadra non possono pensare a un colpo di scena, anzi, di spugna“.
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