Era tempo che aspettavamo di vedere una Squadra, con tutti che fanno il loro compito e si sacrificano l’uno per l’altro, che non mollano un cm e lavorano per l’obiettivo comune. Stasera la abbiamo vista.
Non sarà una Juve che incanta, siamo consapevoli che non basta una Coppa Italia per mettere questa stagione e questo triennio di Allegri fra le fotografie memorabili della storia bianconera, ma vincere un trofeo dopo un periodo così complicato ha sempre un bel sapore.
Parliamoci chiaro: i nove anni scudettati, che tutti firmeremmo per rivivere logicamente, avevano abituato il popolo bianconero a vedere la vittoria come un atto dovuto, un qualcosa nemmeno quasi da festeggiare come fosse routine, invece il sapore del trionfo va sempre gustato fino in fondo, qualsiasi sia il trofeo.
Sono stati tre anni di sofferenze inaudite, dentro e fuori dal campo, e la partita di stasera ne è stata la metafora. Anche se l’ Atalanta è stata ben contenuta (di fatto la prima parata Perin la ha fatta a tempo scaduto, che poi contava zero dato che il gioco era stato fermato per un fallo precendente) sono stati 100 minuti di sofferenza, una Juve operaia che per certi versi ha ricordato quella di Zoff che vinse anche lei la Coppa Italia (e la Coppa UEFA), senza stelle (o almeno con pochissime) ma che con abnegazione e sacrificio arrivò a risultati inaspettati.
In campo abbiamo visto due giganti: un Bremer che non fa passare uno spillo, sempre attento e probabilmente voglioso di dimostrare al CT brasiliano che la convocazione in Coppa America la meritava eccome, e un Vlahovic che finalmente fa 80′ da grande centroavanti: un gol dopo pochi minuti dove c’è tutto un attaccante, il fisico per resistere all’ avversario, il senso della porta, avere l’intelligenza di usare il piede debole visto che dalla parte sinistra aveva il difensore e freddezza. Poi lotta come un leone, si procura un rigore negato e segna pure il secondo goal tolto per un mezzo ginocchio avanti. Se riesce a avere sempre questa fame e questa concentrazione può davvero ambire a grandi traguardi.
Ma bravo anche Rabiot che trova in Ederson un osso duro ma se la gioca alla grande, Cambiaso che imbecca Vlahovic sui due goal, Nicolussi Caviglia ordinato, Miretti che viene fermato solo dalla traversa, Danilo che, dopo aver recuperato a tempo di record, non sbaglia nulla. Bravi tutti, che hanno concesso a una squadra che ha messo sotto anche big europee tipo il Liverpool, solo un paio di occasioni casuali e derivate da prodezze individuali.
E a questo punto, permettetecelo, vogliamo ringraziare Mister Allegri sia per i primi cinque anni ma anche per questi tre.
Perché? Riavvolgiamo il nastro: arriva e il primo anno perde subito Ronaldo e praticamente non ha mai avuto Chiesa, lo scorso anno sappiamo tutti cosa ha dovuto affrontare da solo con la società impegnata su altri fronti, quest’ anno alla fine di riffe o di raffe ha centrato l’obiettivo Champions League e comunque ha vinto un trofeo. Sappiamo benissimo che probabilmente è il suo ultimo atto al di là delle due gare di campionato rimanenti, ma a quest’ uomo, che comunque resta uno dei tecnici più vincenti della storia bianconera come numero di trofei (12, secondo solo al Trap e a Lippi che ne vantano 14), va detto grazie.
E quella sua espulsione finale, arrabbiato con Maresca, ci ha fatto vedere che lui ci teneva davvero, probabilmente anche molto di più di tanti che dicono di tenerci.
Finisce con i giocatori in campo a festeggiare e lui seduto a ammirare la curva bianconera, curva che lo ha sempre sostenuto.
Sì, stasera Max più che mai sei uno di noi e lo resterai anche se le strade si divideranno.
Ora bisogna ripartire da qui, da questo spirito. Chiunque venga a vestire questa maglia, chiunque sia in panchina deve avere questa fame.
Perché noi siamo come disse Andrea Agnelli all’ inaugurazione dello Stadium, la gente della Juve, e “Fino alla Fine” non è un semplice slogan ma uno stile di vita.
Ora godiamocela!!!!
ATALANTA-JUVENTUS 0-1
Rete: 4’ Vlahovic (J).
Atalanta: Carnesecchi; Djimsiti, Hien (59’ Scalvini), De Roon (65’ Toloi); Zappacosta (59’ Hateboer), Ederson, Pasalic (59’ Miranchuk), Ruggeri; Koopmeiners; De Ketelaere (46’ Touré), Lookman.
A disposizione: Musso, Rossi, Bakker, Adopo, Bonfanti.
Allenatore: Gasperini.
Juventus: Perin; Gatti, Bremer, Danilo; Cambiaso (81’ Weah), McKennie, Nicolussi Caviglia (62’ Miretti), Rabiot, Iling-Junior; Vlahovic (81’ Milik), Chiesa (70’ Yildiz).
A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Kostic, Alex Sandro, Kean, Rugani, Alcaraz, Djaló.
Allenatore: Allegri.
Arbitro: Fabio Maresca.
Assistenti: Daniele Bindoni e Alberto Tegoni.
Quarto Assistente: Maurizio Mariani.
VAR: Valerio Marini.
AVAR: Aleandro Di Paolo.
Ammoniti: Hien (A), Vlahovic (J), Djimsiti (A), Bremer (J), Toloi (A).
Recupero: 2’ pt, 6’ st.
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