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Caro Federico, torna quello che eri.

Quel giorno a Catanzaro.

Ultima giornata del campionato 1981/82, la Juve si sta giocando lo scudetto in un testa testa con la Fiorentina.

A pochi minuti dalla fine entrambe sono sul pari, la Juve a Catanzaro e i viola a Cagliari, si sta profilando uno spareggio.

Viene assegnato un rigore ai bianconeri e sul dischetto, senza esitazioni, va Liam Brady che già sapeva che l’anno dopo sarebbe stato a malincuore sacrificato per far posto a Michel Platini.

La storia la sapete già: l’irlandese segnò il penalty e la Juve si fregiò della sua seconda stella (42 anni fa giusto per ricordarlo a qualcuno che ci è arrivato pochi giorni fa).

16 Maggio 1982: Brady tira il rigore che decide il campionato nonostante avesse già saputo che la Juventus lo aveva “scaricato”.

Per essere campioni bisogna essere professionisti

Perché siamo partiti da quel giorno del Maggio 1982 per parlare della situazione Chiesa?

Per fare capire che per essere campioni bisogna essere prima di tutto professionisti.

Chiariamo subito un punto: a chi scrive Chiesa è sempre piaciuto, abitando non lontano da Firenze ha avuto modo di seguirlo fin da quando era un ragazzino e faceva faville già nella sua prima squadra dove ha iniziato a dare calci al pallone, la Settignanese.

Tutti dicevano che era il figlio di papà, il raccomandato etc. senza rendersi conto che avere un genitore che ha fatto, a livelli eccelsi, il tuo mestiere è più uno svantaggio che un vantaggio, per di più in un ruolo simile: vieni sempre paragonato a lui e ovunque vai quel cognome pesante ti accompagna.

Seguendo da vicino il suo percorso successivamente nelle giovanili viola e poi in Prima Squadra traspariva la voglia di fare vedere che non era “il figlio di Enrico” ma semplicemente Federico, un ragazzo semplice che si divertiva a giocare a pallone e di quel divertimento voleva fare la sua vita professionale.

Fui entusiasta quando lessi la notizia del suo arrivo a Torino, per me i soldi spesi li valeva tutti.

Aveva voglia di arrivare e la Juventus era la sua grande occasione di ergersi a alti livelli.

Crotone un segnale

Sì vide subito a Crotone da un episodio negativo: in un rosso che tanti definirono ingenuo per un pallone a metà campo io, pur non giustificandolo, vidi quella fame e voglia di vincere che era puro DNA juventino: non mollo nemmeno un pallone, lo voglio fare mio. Pensai subito che se riusciva a disciplinare questa fame avevamo trovato un potenziale campione che ci avrebbe regalato grandi soddisfazioni.

E le prestazioni successive, culminate con quelle in azzurro all’ Europeo, sembravano darmi ragione.

Poi arrivò quel maledetto infortunio e da lì qualcosa si è rotto.

Un altro Chiesa

Al suo ritorno è stato un altro Chiesa. Purtroppo la sua voglia di dimostrare ancora una volta lo fregava come successe a Crotone: non riusciva a fare le cose di prima e questo lo ha reso insofferente.

Pur con qualche prodezza sporadica, perché le qualità ci sono, in lui non vedevo più quel ragazzino che si divertiva dietro a un pallone come ai tempi della Settignanese, ma uno indolente, a volte egoista, sempre arrabbiato con il mondo.

Il modulo?

Ok, non lo aiuta nemmeno il modulo e su questo siamo d’accordo, è risaputo che lui ama giocare esterno nei tre davanti e non seconda punta nel 3-5-2, ma vi garantisco che il Federico che avevo visto da bambino si sarebbe adattato e, anzi, avrebbe visto quella come un’opportunità di accrescere il suo bagaglio tecnico – tattico.

La grana contratto e il dualismo con Yildiz

Virgiliosport ha riportato una situazione contrattuale che non è semplice: la scadenza 2025 impone delle scelte a lui e alla Juventus.

Chiaramente la società vuole prolungare per non correre il rischio di perderlo a zero, ma alla luce delle prestazioni e della situazione economica non gli ha proposto un euro di più rispetto allo stipendio attuale.

Questa cosa il “nuovo” Chiesa la ha vista come un non credere in lui, anche alla luce di trovarsi in casa un diciottenne che promette faville come Yildiz che ricopre il suo stesso ruolo.

Non è nemmeno semplice per la Juve venderlo dato che non può fare minusvalenza.

Il suo procuratore Ramadani avrebbe promesso a Giuntoli che mai il suo assistito se ne sarebbe andato da Torino a parametro zero e la soluzione sarà probabilmente un rinnovo di facciata: Chiesa siglerà un prolungamento per poi essere ceduto a cifra congrua.

Insomma, a avviso di chi scrive, difficilmente vedremo Federico in bianconero il prossimo anno e ciò, chiariamolo subito, a prescindere dalla permanenza o meno di Allegri con cui, ormai è lapalissiano, il giocatore non ha mai legato e si è visto anche dalla sua reazione alla sostituzione nel Derby.

Federico torna quello che eri

Dopo questa lunga disquisizione per concludere rivolgo una considerazione direttamente a lui, anche se so che difficilmente mi leggerà: Federico in queste ultime partite torna quel ragazzino che eri, pensa a divertirti a giocare e non al resto, è fondamentale per te e per la squadra.

Tu, dopo aver dimostrato di non essere solo il “figlio di Enrico“, puoi fare vedere che hai ancora le doti che avevano fatto rizzare le antenne a mezza Europa e quindi anche, in caso di partenza, ricollocarti a condizioni migliori, la squadra ha bisogno di quel ragazzino per raggiungere i propri obiettivi, non del Chiesa attuale che ne è lontano parente.

Lo devi se non altro a una società che in te ha creduto pagandoti profumatamente, aspettandoti anche dopo l’infortunio e a una tifoseria che ti ha sempre sostenuto e che, se lascerai, almeno lo farai dandogli delle soddisfazioni.

Fino alla Fine!!!

Il primo cartellino di Federico Chiesa, diventato una gigantografia nella sede della Settignanese.

 

Leonardo Sensi

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